La Fenice dei Fenici

L'appellativo di "kfra" (Kafara) della Solunto punica o quello di "Solus" o "Soleis", delle fonti greche, fino alla "Soluntum" dei romani, persiste ancora oggi nella denominazione della contrada Solanto a Sud-Est di Santa Flavia. La localizzazione esatta della Solunto arcaica è da collocarsi proprio nel settore di Solanto, come confermano le recenti prospezioni archeologiche. La città arcaica, fu distrutta nel IV sec. a.C., e precisamente nel 397 a.C. a seguito dell'assedio dei greci guidati da Dionisio il Vecchio. La nuova città sorse su di una collina a 374 m di altitudine. L'abitato, sorse dalle ceneri del precedente insediamento fenicio-punico, in un sito collinare, naturalmente fortificato, alle propaggini meridionali del monte Catàlfano. Solunto ebbe uno schema fortemente ellenizzato, con strade intersencantisi ad angolo retto. Tale assetto planimetrico viene a conferirsi oltre per l'impianto urbano, anche per la struttura delle abitazioni e le diverse iscrizioni in greco rinvenute. Nel 254 a.C, nel corso della Prima guerra punica, Solunto divenne dominio romano assumendo il titolo di "città decumana". A partire dal III sec. d.C. La città di Solunto iniziò il suo processo di decadenza e spopolamento, fino al suo totale abbandono da parte degli abitanti, avvenuto attorno al V sec. d.C. Tuttavia, secondo la testimonianza di Paolo Diacono nella sua "Historia Longobardorum", la città sarebbe stata saccheggiata dagli arabi; ciò induce ad ipotizzare la persistenza di un gruppo di abitanti, scampati alle razzie e agli eccidi delle orde vandaliche. Il sito, di grande interesse archeologico, presenta peculiarità puniche e sovrapposizioni, proprie delle successive dominazioni. Numerose testimonianze del gusto artistico degli antichi abitanti di Solunto si rinvengono all'interno di alcune rovine di abitazioni gentilizie e di edifici pubblici: si tratta di motivi decorativi sia pittorici che musivi, alcuni dei quali di notevole valenza e raffinatezza. Ci guida in questo itinerario archeologico l'architetto Roberto Tedesco (1).

La Fenice dei Fenici


Architetto, sono stati i Fenici i veri fondatori di Solunto? Oppure lei è d'accordo sull'ultima congettura esposta dagli studiosi, che indicano i Sicani come fondatori originari?

In quasi tutti i testi di storia della Sicilia, è ormai consolidata l'idea che Solunto sia stata fondata dai Fenici. Infatti, tra l'XI e il X secolo a.C. e in particolare nella Sicilia occidentale, si evidenziano alcuni stanziamenti commerciali fondati proprio dai Fenici come Solunto, Palermo e in particolare a Mozia e più precisamente nell'isola si San Pantaleo nella laguna dello stagnone presso Marsala. E' evidente cha la tesi in cui si sostiene che siano stati i Sicani a fondare Solunto mi sembra piuttosto difficile, proprio perché quest'insediamento ha le stesse peculiarità sia di carattere urbanistico che architettonico simile ad altri insediamenti fondati proprio dai Fenici, non solo in Sicilia ma in altri insediamenti che si affacciano nel Mediterraneo. E' invece verosimile l'ipotesi che gli indigeni Sicani abbiano avuto un ruolo in termini di contributo come manovalanza alla realizzazione della città di Solunto, soprattutto quando la città si munisce di un sistema architettonico difensivo.
La presenza fenicia in Sicilia a quale secolo risale?
I primi insediamenti in Sicilia risultano tra l'XI e il X secolo a.C. questi nuclei organizzati nascono prettamente a carattere commerciale e successivamente si fortificano anche dal punto di vista militare. Questo fenomeno di trasformazione avviene in particolare nello stesso periodo in cui è fondata, nelle sponde africane, la città di Cartagine e più precisamente nell'IX secolo a.C.
Quali altre popolazioni vivevano nella nostra Isola prima dell'arrivo dei Greci?
Premesso che la Sicilia per la sua posizione nel Mediterraneo è stata sempre oggetto di conquista da parte di altri popoli, essa ha avuto nella sua storia ben tredici dominazioni dai Fenici-Cartaginesi fino a giungere alla dominazione Borbonica. Pur trattandosi di dominazioni venute dall'Est, dall'Ovest e perfino dal Nord, i Siciliani non si sono fatti mai assimilare da alcuna di loro, mentre hanno accolto da esse apporti culturali linguistici, senza mai perdere i loro tre caratteri distintivi di popolo, costituiti come già notò Cicerone nel I secolo d.C. dall'intelligenza, dalla diffidenza e dall'umorismo. I primi abitanti dell'isola, secondo la tradizione più accreditata dagli studiosi, è da identificare per l'appunto con i Sicani: una popolazione specializzata nel settore dell'agricoltura e nella pastorizia in quegli insediamenti all'interno dell'isola; mentre a quello della pesca. nelle aree in prossimità della costa. Nell'isola di Levanzo, nel trapanese, sono stati scoperti dei graffiti che rappresentano scene di circa 50.000 anni fa, relativi a riti di carattere religioso. I primi insediamenti umani, organizzati in comunità e in grado di lavorare la pietra come l'ossidiana è da risalire al periodo neolitico; mentre in quella eneolitica incominciano la lavorazione dei metalli. Per la lavorazione del bronzo invece bisogna risalire al periodo compreso tra il 2500 e il 1300 a.C. e proprio in questo periodo iniziano ad organizzarsi i primi centri urbani intesi come villaggi soprattutto nelle vicinanze di risorse idriche quali fiumi e le sorgenti. Successivamente, con l'avvento dei Fenici nel periodo compreso tra l'XI e il X secolo a.C., i villaggi, incominciano a trasformarsi in organismi urbani più complessi, nasce l'esigenza di fornire i centri abitati di strutture difensive come torri e muraglioni e di luoghi specifici per lo scambio delle merci.
C'è una differenza di termine tra Fenici e Punici?
Il termine Fenicio è da riferire a quelle popolazioni che provengono da quelle regioni dell'attuale Libano. Probabilmente, l′origine del nome è da collegarsi al termine φοινιξ (phoinix), ossia "rosso porpora". Le fonti antiche, rimarcano più volte, come la lavorazione della porpora fosse stata una fiorente industria dei Fenici. I vari ritrovamenti di depositi di conchiglie, da cui si traeva la porpora, non fanno che confermare quanto asserito dai testi classici. Con il termine punico è da riferire agli abitanti di Cartagine, sita in prossimità dell'attuale Tunisi, il quale risulta essere un'antica città di origine fenicia. Ecco perché la lingua punica non è altro che la lingua fenicia dei Cartaginesi.
Da dove provenivano i Fenici? E quali furono le città da loro colonizzate?
Come già precedentemente detto, i Fenici provenivano da quelle regioni dell'attuale Libano.
Tra la fine del XII e gli inizi dell' XI secolo a.C., ebbe inizio l'espansione dei Fenici nel bacino del Mediterraneo che non comportò però la costituzione di sedi stabili (Erodoto): in questo primo periodo detto di "pre-colonizzazione" le città colonizzate furono innanzitutto empori commerciali utili per disporre di approdi sicuri, di rifornimenti di viveri e di attrezzature nel corso dei lunghi viaggi compiuti dal popolo Fenicio. Questa colonizzazione aveva principalmente intenti commerciali e l'interesse territoriale era subordinato al commercio. A questa prima fase seguì un periodo, attorno all'VIII secolo a.C. in cui le colonie si trasformarono  in veri e propri porti commerciali, sedi stabili e centri abitativi (Tucidite). Presto le colonie del Sud e dell'Ovest divennero floride città - stato proprio grazie al commercio e agli scambi dei Fenici che resero ricche queste terre.
In Italia i Fenici colonizzarono principalmente le due isole maggiori del Mediterraneo: la Sicilia e la Sardegna e in Africa Cartagine. In Sicilia si ebbero insediamenti in particolare a Mozia, Solunto, Palermo, Cannita, Selinunte, Marsala, Pantelleria, Favignana, Erice e Trapani.
Sappiamo che Solunto ha un piano regolatore di età tardo-classica, abbiamo in Sicilia altre località con gli stessi elementi distintivi?
Si. In Sicilia esempi simili sono possibili notarli in altre zone archeologiche, come quelli di Ietas, Tindari, Eraclea, Gela e Agrigento.
Nelle vicinanze di Pizzo Cannita sono stati ritrovati due sarcofagi antropoidi punici, Lei può confermarci che l'antico sito archeologico di Solunto è da identificarsi a ridosso del monte?
La località di Pizzo Cannita è un piccolissimo colle posizionato nella zona perimetrale sud-orientale della Conca d'oro in prossimità del fiume Eleuterio. Questo luogo doveva avere un ruolo fondamentale per il controllo del territorio attraverso la via di penetrazione interna del fiume stesso. Il ritrovamento dei due sarcofagi avvenuto alla fine del 1600 e agli inizi del 1700, rappresentano senza alcun dubbio l'esempio di monumenti funerari di origine egizia, e secondo alcuni studiosi rientrano nelle caratteristiche usuali dei Fenici, quindi non è da escludere che Solunto possa avere avuto espansioni anche parziali a ridosso di Pizzo Cannita, infatti il controllo dei punti strategici rappresentava, senza alcun dubbio, una esigenza fondamentale per la sicurezza della città.
Quali sono state le cause che hanno portato Solunto alla decadenza e quali sono stati i motivi che hanno spinto i suoi abitanti ad abbandonare la città?
La fine della città di Solunto bisogna risalire alla dominazione romana. Infatti subito dopo la prima guerra punica avvenuta nel 254 a.C. Solunto passa sotto la giurisdizione dell'Impero Romano. La fine è da collocarsi alla fine del I secolo d.C.  o al massimo ai primi decenni del secolo successivo che ne sancirono l'abbandono definitivo del sito da parte degli abitanti. Le cause di questo graduale abbandono non sono attualmente ben chiare è provabile che l'interesse per la pesca abbia avuto un ruolo fondamentale per insediamenti più vicini al mare. Con il saccheggio ad opera dei Saraceni nel VII avviene il definitivo abbandono del sito.
L'impianto urbano di Solunto è di tipo ippodameo; può spiegare ai lettori il sistema di tale disposizione?
Bisogna risalire al V secolo a.C. e più precisamente all'architetto urbanista Ippodamo da Mileto che fu il primo a proporre uno schema di pianta della città meglio definita a "griglia" e cioè con strade che si intersecano tra di loro formando degli angoli retti. Tale maglia permetteva inoltre la possibilità di identificare dei veri e propri quartieri residenziali distribuiti per classi sociali. Questo schema tipico delle città ellenistiche e poi di quelle romane era caratterizzato dalla regolarità del tessuto urbano. Infatti questo sistema ipotizzato da Ippodamo, era stato progettato per modelli di città ideale costituita da circa 10.000 abitanti e si basava su tre principali assi longitudinali meglio conosciuti in latino come "decumani", e avevano una direzione est - ovest, con la quale si intersecavo degli assi perpendicolari, quindi con direzione nord -sud, chiamati "cardi". L'intersezione dei due assi davano forma ad isolati rettangolari. Questo nuova tecnica di progettazione della città cambiò radicalmente il modo in cui si espandevano le città. Infatti, se prima si costruivano gli edifici per poi tracciare le vie, la rivoluzione di tipo ippodameo cambiò la progettazione delle città infatti prima si tracciavano le vie per poi segnare gli isolati prevedendo quindi una vera progettazione di carattere urbanistico.
Tale disposizione è una caratteristica tipica di qualche altra città?
Anche la vicina Himera ha lo stesso impianto residenziale a maglia costituita da assi stradali che si intersecano tra di loro. Molti altri esempi sono possibili ammirarli a Rodi, ad Atene, ad Alessandria d'Egitto ecc.
Questa novità progettuale proposta da Ippodamo è stata ripresa, come detto precedentemente, anche dai romani, infatti le numerose città che l'impero ha fondato durante la sua espansione seguono lo stesso principio, Aosta, Taranto sono alcuni tipici esempi.
Questa modalità di progettazione delle città, in epoca moderna, è stata ripresa, nel periodo  coloniale, in molte città americane che vengono costruite seguendo la stessa logica sviluppata in epoca ellenistica. Il quartiere di Mahnattan a New York  ne è un esempio.
La casa di Leda oltre ad essere famosa per il mosaico raffigurante Leda con il Cigno, è custode anche di un'altra opera a tessere raffigurante un astrolabio; osiamo dire "insolito"per quel luogo. Lei crede che siano stati utilizzati maestranze locali o invece il mosaicista sia giunto da qualche altro luogo? E' anche possibile che la decorazione musiva sia stata importata da un altro paese?
Quanto alla prima domanda devo sostenere che l'affermazione è sicuramente affascinante così come lo sono le teorie in merito agli egizi giunti da un'altra galassia, ma ritengo che sia priva di un fondamento storico ma soprattutto a tutt'oggi non abbiamo elementi per sostenere questa ipotesi. Semmai possiamo ammettere che la precisione con cui è stato realizzato il globo terrestre e le sfere celesti che gli ruotano attorno, l'autore era sicuramente un esperto di astronomia o quanto meno un acuto osservatore delle stelle. Il mosaico, in cui sono state utilizzate lamine di piombo per separare i vari settori della rappresentazione, è databile - come gli altri della casa - intorno alla metà del II secolo a.C.; alcuni studiosi ritengono che sia stato importato da Alessandria.
Ci parli degli altri edifici nell'area archeologica.
Brevemente possiamo annotare che, oltre la casa di Leda con il suo mosaico raffigurante la stessa Leda con il Cigno, l'astrolabio e l'elegante "peristilio", l'area archeologica di Solunto è interessante anche per altri edifici come ad esempio il complesso del "Santuari",. costituito da due edifici in cui al suo interno si evincono un'altare e tre steli meglio dette betili che rappresentano dei tipici elementi del culto fenicio - punico, e degno di nota la "zona pubblica" in cui si possono ammirare il teatro con un diametro di oltre 45 metri e il "bouleuterion" l'edificio che ospitava il consiglio della "polis". Ed infine il "Ginnasio",  luogo dove "addestrare il corpo e l'anima" splendido con le sue colonne del peristilio.
Oltre ai mosaici sono note a Solunto le pitture del I, II e IV stile pompeiano, per rendere chiaro ai lettori l'elemento distintivo di queste rappresentazioni parietali può parlarci dei quattro stili della pittura pompeiana?
A Pompei ed Ercolano si evidenziano i cosiddetti quattro stili pompeiani. Le pitture del primo stile contengo elementi architettonici quali i pilastri molto diffusa nel periodo sannitico e comprende un arco temporale che va dal 150 a.C fino all'80 a.C. Successivamente in un aspetto di quel che è noto come il "secondo stile" (una fase che approssimativamente ricoprì gli ultimi tre quarti del I secolo a.C.) quest′ultimo tema architettonico prese completamente il sopravvento evidenziando la spazialità con i primi rudimenti della tridimensionalità  o della prospettiva.
Con la morte dell'imperatore Claudio, si afferma il terzo stile meglio conosciuto anche come stile ornamentale con la quale si caratterizza con la raffigurazione di strutture piatte monocrome, molto spesso scure paragonabili a tendaggi sullo sfondo, mentre al centro venivano rappresentate generalmente, scene di vita quotidiana. Infine il quarto stile, detto anche dell'illusionismo prospettico, che si afferma con Nerone, si distingue dai precedenti con la rappresentazione di architetture fantastiche di grandi dimensioni.

Si ringrazia per la foto il sig. A. Santoro

(1)ROBERTO TEDESCO
Architetto- Urbanistica, laureatosi presso la facoltà di Architettura di Palermo nel 1998 con una tesi pubblicata dal titolo "Contributo per l'Area Metropolitana di Palermo" Edizioni Grafhis - Trapani. Specializzato in TECNICHE URBANISTICHE per le AREE METROPOLITANE, rilasciato dall'Università degli Studi "La Sapienza" di Roma - Facoltà di Ingegneria nel 2001, laureando in PIANIFICAZIONE TERRITORIALE URBANISTICA e AMBIENTALE presso l'Università di Palermo - Facoltà di Architettura. Attualmente impiegato a contratto a tempo determinato presso l'Ufficio Tecnico del Comune di Termini Imerese dal 2001. E' stato collaboratore nella redazione  di numerosi strumenti urbanistici della città di Termini Imerese tra questi del PIANO GENERALE URBANO TRAFFICO nel 2002,  del  PIANO di RECUPERO della FASCIA MARE del CENTRO STORICO nel 2004, del PIANO TRAFFICO URBANO, Piano Particolareggiato ed Esecutivo nel 2005, del PIANO di INSEDIAMENTI PRODUTTIVI del 2005, della VARIANTE al P.R.G. PER LA ZONA "A"nel 2006, del PIANO di UTILIZZO del DEMANIO MARITTIMO nel 2007.
Studioso dei monumenti del territorio termitano è stato presidente della locale sezione dell'ARCHEOCLUB.
Attualmente è impegnato nella redazione del PIANO COMUNALE di PROTEZIONE CIVILE - RISCHIO IDROGEOLOGICO" e nella redazione di un testo di urbanistica sulla normativa siciliana.