UN GRANDE ECONOMISTA SICILIANO DELL’800: NICOLO’ PALMERI DA TERMINI IMERESE

Nicolò (Niccolò) Palmeri nacque a Termini Imerese nel palazzo avito dei Baroni della Gasèna (feudo oggi nel territorio di Ciminna) il 10 agosto 1778 da Vincenzo e da Gaetana Palmeri. I Palmeri erano originari di Naro in provincia di Agrigento e si erano diramati poi a Caltagirone ed a Caltanissetta, e successivamente in Termini Imerese. Di precocissimo ingegno, si trasferì in Palermo per completare gli studi presso la reale Accademia dove fu iniziato allo studio delle scienze naturali (o come allora si diceva storia naturale) da padre Giovanni Cancilla ed alle scienze matematiche e fisiche da Domenico Marabitti (1764-1822). Non disdegnò altresì gli studi letterari ed ebbe come maestro di retorica l’illustre Michelangelo Monti. Tornato in Sicilia dai suoi viaggi all’estero il termitano Paolo Balsamo (1764-1816), professore di Agricoltura nella regia Accademia palermitana, accorse con entusiasmo alle lezioni del suo concittadino. Invogliato dal Balsamo si rivolse agli studi giuridici, storici ed economici, nei quali egli fu particolarmente versato, sotto la guida del sacerdote Rosario Gregorio (Palermo, 1753-.ivi 1809). Il Palmeri fu un convinto fautore della riforma costituzionale d’ispirazione britannica del 1812 ed uno dei membri più attivi del parlamento siciliano. Il definitivo trionfo dell'assolutismo regio e la fine dell'indipendenza siciliana (1815-16) lo portarono a maturare una posizione fortemente antinapoletana e autonomistica come si evince chiaramente dal suo approfondito Saggio storico e politico della costituzione del regno di Sicilia (redatto attorno al 1822 e dato alle stampe solo nel 1847). Facendo proprie le convinzioni dei suoi maestri Balsamo e Gregorio, si prodigo per la promozione  dello sviluppo economico dell'isola, aderendo con convinzione al liberismo economico di stampo inglese e consigliando caldamente l'apertura dei porti siciliani commercio estero, ben comprendendo il ruolo centrale nel Mediterraneo della Sicilia. Tali sue convinzioni espose nel dettagliato Saggio sulle cause e i rimedî delle angustie agrarie della Sicilia (edito nel 1826). Dal punto di vista storico, pur non apportando contributi particolarmente originali, condensò i suoi studi in un corposo, ma agile compendio della storia siciliana  dal titolo Somma della storia di Sicilia (5 voll., 1834-41), dove a chiare lettere esaltò la tradizione fortemente autonomistica della Sicilia nel corso della sua storia. Nell'estate del 1837 si diffuse in Sicilia, a desolarla con la morte di migliaia di vittime, il morbo del colera ed a Termini Imerese perirono circa duemila abitanti, tra i quali il Palmeri che si spense, compianto da tutti. Il discepolo Melchiorre Lo Faso, che lo assistette negli ultimi giorni, dal 18 luglio al gli dedico l’opuscoletto, I Pensieri di un orfano. La sue spoglie mortali furono inumate in una singola fossa del cimitero dei colerosi della piana di Bevuto e sulla lapide l’amico ed allievo il poligrafo termitano Baldassarre Romano (1794-1857) vi fece apporre taluni sacri simboli ed il nome dell'estinto. Nel 1862,  Ugo Antonio Amico gli dedicò una biografia di 76 pagine edita a Torino dall’Unione Tipografica Editrice (antenata dell’attuale casa editrice UTET)