La struttura architettonica del teatro romano
- Sicilia,
- Attualità,
- Giuseppe Longo

Il teatro romano rispetto al teatro greco non richiedeva necessariamente di un declivio per sistemarne le gradinate, per ovviare al dislivello poteva prenderne posto un alto muro, tale realizzazione permetteva così di sfruttare pienamente qualunque strato superficiale di terreno. Il teatro romano, infatti, non ha ebbe la necessità di un pendio cui appoggiare la cavea, quando se ne presentava l'opportunità, le gradinate erano divise in più zone, dette moeniana su un complesso sistema di costruzioni semicircolari e radiali. All'esterno, il teatro presentava una facciata ad archi a due o tre ordini, da cui il pubblico si immetteva, e che definivano all'interno ambulacri semicircolari a varie altezze. Questi ambulacri erano coordinati tra loro da corridoi radiali, in parte occupati da scale, essenziali per raggiungere i piani più alti; in tal modo era garantita nell'edificio, una rapida circolazione degli spettatori. La cavea era spesso coronata da una galleria coperta, la porticus in summa cavea. Lo spazio dell'orchestra, invece di essere circolare come in quello greco, era ridotto all'emiciclo, verso la cavea; l'edificio scenico aveva il palcoscenico detto pulpitum, non molto alto rispetto al piano dell'orchestra, con la fronte articolata in nicchie e decorazioni con rilievi. Sotto il pulpito vi era uno spazio con la fossa, per il sipario, l'aulaeum, che veniva arrotolato in basso facendolo scorrere per lo più su pali verticali, infissi in blocchi di pietra. La facciata della scena (scaenae frons) una struttura architettonica a due o più piani, coperta da una tettoia che facilitava la risonanza, era abitualmente coordinata come altezza alla cavea; era riccamente decorata con ordini architettonici sovrapposti e poteva presentarsi rettilinea oppure articolata in nicchie, generalmente tre semicircolari, o una centrale semicircolare e due rettangolari ai lati. Nelle nicchie si aprivano le tre porte dalle quali entravano gli attori, la centrale della valva (o porta regia) e le due laterali, le valvae (portae) hospitales. Ai lati della scena vi erano più ambienti, i cosiddetti parasceni usati dagli attori e comunicanti con il palcoscenico e/o le aule con funzioni di foyer, alle spalle dell'edificio scenico si trovava spesso la porticus post scaenam, uno spazio loggiato per accogliere gli spettatori in caso di pioggia o durante gli intervalli. Il Teatro romano non ebbe più la struttura geometrica aperta come quello greco, esso, era costituito da un edificio chiuso, con grandi vantaggi sia per l'estetica che per l'acustica; dotato di un vero spazio interno, cui mancava solo la copertura stabile per essere equiparabile al nostro teatro moderno: poteva infatti essere coperto, ma solo provvisoriamente, con grandi teloni di seta o di lino, i cosiddetti velaria, che proteggevano gli spettatori dalle intemperie. I Romani usavano il sipario, ma contrariamente al nostro, esso calava all'inizio della rappresentazione e si alzava alla fine, poiché il dispositivo che permetteva di sollevarlo e abbassarlo si trovava incastrato nel muro anteriore della scena; dietro il muro erano sistemate le quinte (postscaenium) e nel sottosuolo i macchinari (hyposcaenium). Anche nel teatro romano abbondavano gli ornamenti, particolari rilievi decoravano la fronte del pulpito e la facciata della scena; nelle quali inoltre, erano collocate delle statue, talvolta nell'ambulacro esterno e in summa cavea (un esempio tipico è quello di Ercolano); altari di varia forma e fontane, erano posti ad ornamento dello spazio orchestrale, maschere, busti e protomi di animali ornavano le chiavi d'arco dei fornici e stucchi coprivano in certi edifici, le volte delle entrate, cui si attribuiva particolare importanza. La porticus post scaenam (lo spazio porticato alle spalle della scena) era di grandi dimensioni e ospitava fontane, edicole, statue e altari, candelabri e vasi, veri e propri giardini-musei. I soggetti delle decorazioni, erano spesso mitologici o legati al mondo stesso del teatro, talvolta di carattere storico-celebrativo. Le statue, ritraevano i privati che avevano contribuito alla costruzione dell'edificio, e molto frequentemente, l'imperatore e i membri della sua famiglia (soprattutto quella Augustea e Giulio-Claudia). Queste statue sono una testimonianza nota della funzione svolta dagli allestimenti decorativi ed epigrafici delle scene teatrali: quella, cioè, di vera e propria propaganda politica ed esaltazione autocelebrativa del potere imperiale. La decorazione nei teatri aveva quindi, una sua valenza ben precisa; essa non era puro ornamento fine a se stesso, (come accadeva, negli altri edifici per lo spettacolo, nei circhi, negli anfiteatri e negli stadi), bensì, strumento di propaganda politica e di condizionamento sociale.