Presentazione del libro sul brigantaggio di Giovanni Nicolosi
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Domenica 24 giugno alle ore 18,30 a San Mauro sarà presentato il libro di Giovanni Nicolosi (nella foto) “La Sicilia dell’Ottocento prigioniera dei briganti maurini” Edizione Vittorietti. Alla presentazione, che avverrà in Aula Consiliare, oltre all’autore, interverranno il sindaco Mario Azzolini, Antonio Riolo segretario regionale Cgil Sicilia, Gioacchino Cannizzaro cultore delle tradizioni locali, Vincenzo Ciminello antropologo e Matteo Mazzola operatore culturale. Inoltre sarà proiettata un’intervista dello storico Francesco Renda che ne ha curato l’introduzione, mentre la prefazione è stata curata dalla dott.ssa Eliana Calandra direttrice dell’archivio storico di Palermo e del museo Pitrè.
Il brigantaggio maurino del diciannovesimo secolo è stato un unicum nel panorama nazionale. Analizzando le diverse componenti del fenomeno, l’autore è riuscito a far emergere tutte le peculiarità di un brigantaggio cresciuto e rafforzatosi in una sorta di zona franca per la malavita di quegli anni. Zona che è da identificare con il paese di San Mauro e le montagne che lo circondano dai Nebrodi fino alle Madonie, luoghi isolati ed inaccessibili alle forze di pubblica sicurezza. E se a questo aspetto di carattere geografico si aggiunge quello politico-amministrativo di trovarsi al confine fra tre province: Palermo, Messina ed Enna, si comprende con molta facilità come San Mauro e il suo comprensorio sia diventato la culla ideale per il brigantaggio ottocentesco. Questi due fattori hanno alimentato e coccolato le bande di briganti che per quasi mezzo secolo hanno portato terrore, sangue ed imposto la legge del più forte in mezza Sicilia, diventando una questione di carattere nazionale.
San Mauro ha dato i natali a due bande armate; la prima, quella di Vincenzo Rocca ed Angelo Rinaldi dal 1871 al 1877, e quella di Melchiorre Candino dal 1889 al 1894. Personaggi, i tre capi, controversi, astuti e senza pietà neanche nei confronti dei propri familiari che in alcuni casi sono stati massacrati soltanto perché sospettati di essere dei traditori. I briganti maurini erano ottimi comunicatori, utilizzavano sia il sistema delle lettere intimidatorie per chiedere il pizzo o il riscatto alle famiglie dei sequestrati, che quello delle missive inviate ai giornali. Oltre alla numerosa letteratura sui briganti maurini tramandata dai giornali siciliani, nazionali e internazionali, come il New York Times che dedicò due numeri alla banda di Melchiorre Candino, esistono molte foto che ritraggono quasi tutti i briganti maurini, oggi conservate presso il museo etnoantropologico Pitré di Palermo.