23 maggio - Palazzotto e Di Trapani sulla Strage di Capaci
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“Oggi non celebriamo la morte di Giovanni Falcone, ma la sua vita. La vita di uomo che, pur rimanendo spesso isolato, ha combattuto la mafia e lo ha fatto con metodi nuovi, rifuggendo le analisi convenzionali, esponendosi a dure critiche e rischiando la vita. Oggi le sue idee devono tornare a camminare sulle gambe di altri uomini”. Lo dice il deputato di SEL Erasmo Palazzotto, a Palermo per partecipare alle manifestazioni organizzate nel 22esimo anniversario della strage di Capaci in cui hanno perso la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.
“Sono cresciuto negli anni difficili, ma entusiasmanti, della Primavera Siciliana – continua Palazzotto - quando combattere la mafia significava scontrarsi con un sistema di potere consolidato. Amministratori, sindacalisti, magistrati e forze dell'ordine erano i nuovi eroi di una guerra che si combatteva con le armi della legalità, della trasparenza e della cultura. Poi tutto è cambiato, l'antimafia è diventata una medaglia da appendere al petto, un corpo contundente da usare nell'agone politico. Gridare più forte il proprio essere antimafiosi è diventato il modo con cui nascondere le proprie responsabilità nel mantenere in vita un sistema di potere che sta uccidendo la nostra terra. Ricordo ancora i manifesti ‘La mafia fa schifo’, con cui Totò Cuffaro fece tappezzare la Sicilia negli stessi giorni in cui incontrava i prestanome di Bernardo Provenzano a Bagheria”.
“L'antimafia - conclude Palazzotto - non può continuare a essere un circo delle vanità. Dobbiamo avere il coraggio di tornare a pensarla come un insieme di comportamenti in discontinuità con il sistema di potere mafioso. Un modo sano di pensare, di amministrare, di sostenere l'economia. Solo così potremo onorare realmente uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Chi, ieri come oggi, pensa di detenere il monopolio dell'antimafia fa un pessimo servizio alla causa della legalità e della giustizia”.
"Oggi ricordiamo dei servitori dello Stato, uomini e donne che hanno speso la vita per il bene del Paese, e con loro tutte le vittime della mafia e del malaffare". Lo dice il coordinatore provinciale di Sel Palermo, Simone Di Trapani, nell'anniversario della strage di Capaci.
"Il nostro impegno come semplici cittadini e politici - aggiunge - è quello di trasformare il ricordo in atti concreti. Ognuno faccia la sua parte, i rappresentanti delle istituzioni si facciano interpreti del desiderio di giustizia del Paese".
"Il rispetto della legalità - conclude Di Trapani - è un dovere di tutti, nessuno escluso. Si inizi dalle piccole cose: dal risanamento delle periferie, dal lavoro come diritto e non come favore, dalla casa come bene primario e non come lusso, dalla sanità per tutti e non per pochi, dalla certezza del diritto e dei diritti".