Protesta per la musica libera a Castelbuono

"Il comune attua ogni utile intervento volto al miglioramento e allo sviluppo dell′attività culturale in tutte le sue espressioni, favorendo la conoscenza e la valorizzazione della realtà locale"
(Art. 12 dello Statuto del Comune di Castelbuono)

Lo Statuto del Comune di Castelbuono è chiaro: tutte le espressioni culturali delle realtà locali sono degne di attenzione e di essere valorizzate. Castelbuono è una città incredibilmente ricca di fermenti e pulsante di espressività; a livello musicale, in particolar modo, siamo uno dei paesi più vivi della provincia: in soli 10.000 abitanti si possono contare più di venti gruppi musicali e un numero sempre crescente di musicisti. Lo sanno bene le centinaia di persone di tutta la provincia che negli anni passati si catapultavano in questo vivace paese perché "Castelbuono è un paese giovane e vivo", "A Castelbuono ci sono stimoli creativi del tutto innovativi e all′avanguardia", "Castelbuono è la Seattle delle Madonie".
Da un anno, però, la realtà è cambiata. Niente più concertini per le strade, niente più esibizioni nelle piazze. La musica rock (quella locale, non la "grande" musica rock… come se ci fosse differenza, in fondo) inquina l′ambiente cittadino e va dunque relegata agli spazi periferici… lì dove nessuno può venirne disturbato. Direi, lì dove nessuno può essere ascoltato. Siamo stati messi a tacere, ci è stata negata la libera espressione, la possibilità di esternare il mondo che abbiamo dentro, e lo è stato fatto di punto in bianco, senza cercare di trovare un buon compromesso che non releghi noi al ruolo di presenze assenti.
Non siamo una massa scervellata e vuota; soprattutto non facciamo abuso di alcool perché suoniamo, né suoniamo perché ci piace "lo sballo". Suoniamo perché la musica fa parte della nostra vita, e lo facciamo con passione. Vorremmo solo non essere costretti ad uscire dal paese ogni qual volta sentiamo il bisogno di suonare dal vivo e poter esibirci qui, dove ci sono le nostre radici, dove ormai non ci conosce quasi più nessuno.
Sappiamo benissimo che in passato è stato fatto abuso del corso principale, ma se ciò è successo, è stato solo perché non c′è mai stata una regolamentazione chiara e schietta a riguardo. Quello che chiediamo, adesso, è che ci vengano date delle norme coerenti da poter seguire … non chiediamo assolutamente l′anarchia, ma una regolamentazione basata sugli orari (e non sulla definizione ambigua di cosa sia "piano bar", o di una musica più o meno "decorosa"), che permetta a noi di suonare in paese senza disturbare la quiete pubblica oltre un certo orario prestabilito. Chiediamo che ci venga permesso di suonare nel nostro centro storico come è stato possibile negli anni passati, anzi in maniera più saggia e razionale. Non riteniamo corretto bandire a priori dei generi musicali. Riteniamo corretto, invece, differenziare i luoghi e destinare ad esempio l′acustico alle strade più strette, come quelle del corso, e le esibizioni più "piene" alle piazze, dove il suono è libero di espandersi senza rimbombare. Sono più che giusti i diritti di chi vuole essere libero di andare a letto presto, ma lo sono anche i nostri quando chiediamo di poter vivere il nostro paese e soprattutto di poterci esprimere con la nostra arte.
Chiediamo, soprattutto, una maggiore sensibilità nei confronti di noi giovani, che siamo una risorsa importante per la valorizzazione della nostra comunità.
L′obiettivo di questa nostra pacifica protesta è quello di informare la gente e raccogliere quante più firme, in modo che le autorità si rendano conto di come questa necessità sia comune ad una grossa fetta della popolazione e si possa, così, arrivare ad una soluzione.
Concludiamo citando Cervantes: <<Dove c′è musica non può esserci niente di cattivo>>.