I CARABINIERI DEL COMANDO PROVINCIALE ARRESTANO IL BOSS LATITANTE LUDOVICO SANSONE
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I Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Palermo nel primo pomeriggio hanno tratto in arresto in città il boss latitante Ludovico SANSONE, considerato capo mafia di "Brancaccio". SANSONE era latitante dal 15 gennaio 2008, colpito da un provvedimento di cattura della D.D.A. di Palermo per associazione mafiosa.
Il suo peso criminale trova conferma, quindi, nell′operazione "Perseo" dove viene riconosciuto reggente dello storico mandamento di "Brancaccio".
Sansone è stato sorpreso dai Carabinieri del Reparto Operativo in un appartamento, in città, mentre mangiava con la figlia. L′uomo, alla vista dei militari che hanno fatto irruzione nell′appartamento, tentava di darsi alla fuga sopra i tetti di una palazzina, prossima al quartiere "Brancaccio".
DICHIARAZIONE DEL COLONNELLO TEO LUZI COMANDANTE PROVINCIALE DI PALERMO, PER LA CATTURA DI LUDOVICO SANSONE:
"Esprimo il mio plauso ai militari del Nucleo Investigativo Provinciale per l′arresto di Ludovico SASONE che segue, a distanza di pochi giorni, quello di Antonio LO NIGRO. La ricerca dei latitanti é una priorità operativa del′Arma di Palermo sia perché è doveroso assicurare alla giustizia persone indiziate di gravi reati sia per interdire l′azione di soggetti che con la latitanza acquistano, giorno dopo giorno, sempre maggiore prestigio criminale. Non bisogna dimenticare che nell′ambito di "cosa nostra" il latitante assume nel tempo una figura emblematica così divenendo elemento di aggregazione criminale. Bisogna evitare che attorno a loro si crei il mito dell′invincibilità che da forza a tutta l′organizzazione. La cattura così serve anche ad interdire ulteriori possibilità di aggregazione e ostacolare l′azione dei centri decisionali della mafia.
Arrestare i latitanti significa indebolire l′organizzazione criminale.
I recenti arresti non sono casuali ma frutto di una precisa programmazione investigativa del Comando Provinciale Carabinieri, in stretta sinergia con i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia, tesa a fiaccare il supporto logistico che vari soggetti offrono al latitante stesso e ad interdirne il libero movimento nella provincia".