41bis: 340 uomini d′onore tra cui Farinella nel ′93 beneficiarono del mancato rinnovo, i pm indagano

La procura della Repubblica di Palermo ha secretato la lista dei circa 340 boss mafiosi e detenuti a vario titolo a cui nell'anno 1993 fu revocato il regime di carcere duro previsto dall'articolo 41bis dell'ordinamento penitenziario. Anche il ministero di Giustizia ha dovuto spiegare ai parlamentari che erano pronti a presentare una interrogazione di non potere divulgare la lista essendoci il segreto investigativo. Eppure dalla blindatura giudiziaria seguita alle dichiarazioni dell'ex ministro della Giustizia, Giovanni Conso (nella foto), trapela almeno una circostanza: fra i beneficiari che ricevettero la grazia carceraria all'epoca di Oscar Luigi Scalfaro presidente della Repubblica e Carlo Azeglio Ciampi presidente del Consiglio ci furono anche i boss delle Madonie, condannati per associazione mafiosa e per attentati ed estorsioni nella zona confinante con quella dei corleonesi di Totò Riina. La condanna era arrivata il 10 gennaio 1993 e riguardava fra gli altri il capomafia, Giuseppe Farinella (67 anni), il cugino Giusi Farinella (4 anni) e l'imprenditore Giuseppe Ferrara (2 anni e sei mesi). Sono due nomi chiave nella storia di Cosa nostra. Il primo è stato poi condannato insieme a tutti gli altri capimafia per le stragi che costarono la vita a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino. Il secondo aveva dato ospitalità nel suo albergo, l'Hotel Costa Verde di Cefalù, a numerosi latitanti di Cosa Nostra fra cui Michele Greco.

VIA DAL POOL: Che proprio i Farinella siano stati graziati dal governo Ciampi è uno dei più clamorosi schiaffi che si siano potuti dare alla memoria di Falcone. Non solo perché la famiglia fu protagonista dell'assassinio del giudicesimbolo dell'antimafia (questo si sarebbe appreso dopo, tanto è che il governo di Silvio Berlusconi nel 1994 firmò un nuovo 41bis per quei boss), ma anche perché era già noto come proprio il caso Farinella fu all'origine dell'abbandono da parte di Falcone del pool antimafia di Palermo. Fu il giudice assassinato nel 1992 infatti ad istruire l'inchiesta sulla mafia delle Madonie, grazie anche alle rivelazioni dei pentiti Tommaso Buscetta, Antonino Calderone e Francesco Marino Mannoia. Ma fra quegli arresti ordinati da Falcone c'era anche quello dell'imprenditore Ferrara, che era consuocero del consigliere istruttore di Palermo, quell'Antonino Meli che successe nell'incarico ad Antonino Caponnetto. Meli spezzò l'inchiesta di Falcone in 21 tronconi, spedendone ciascuno al tribunale territorialmente competente. Falcone protestò e ricorse in Cassazione, che diede però ragione a Meli. Quel procedimento, che riuniva il caso Madonie a tutte le altre indagini per istruire il maxi-processo a Cosa Nostra, fu la fine del pool anti-mafia di Falcone. È chiaro che vedere inseriti i Farinella nei provvedimenti di grazia carceraria che un anno dopo l'assassinio del magistrato furono firmati dal governo Scalfaro-Ciampi-Conso è stato un messaggio potentissimo per Cosa Nostra. E non a caso con quell'atto con cui lo Stato di fatto si calava le brache davanti alla mafia è finita la cosiddetta stagione stragista ed è terminata ogni trattativa possibile.

Fonte: juventuslive.it